Adorazione per venerdì 9 giugno 2023

Riflessione per l’adorazione del 9 giugno 2023, partendo dal testo dell’udienza generale di papa Francesco: Catechesi. La passione per l’evangelizzazione: lo zelo apostolico del credente. 8. La prima via di evangelizzazione: la testimonianza.

       Se parliamo di evangelizzazione, c’è un testo che papa Francesco indica come il punto di riferimento più importante, ed è l’esortazione apostolica Evangelizzazione nel mondo contemporaneo, scritta dal papa San Paolo VI nel 1975. Metto in corsivo citazioni o concetti presi da questo documento (EN, in latino Evangelii Nuntiandi)

       L’evangelizzazione è prima di tutto testimonianza dell’incontro personale con Gesù Cristo, testimonianza indispensabile perché il mondo ha bisogno di

«evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia loro familiare» (EN 76).

       Testimonianza necessaria anche perché

«l’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, […] o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (EN 41).

       In queste due considerazioni, che vedo molto vere anche oggi, c’è la necessità che parliamo di un Dio che conosciamo, che parliamo più di Dio che è un nostro amico, piuttosto che portare un messaggio. Le persone vogliono questo, cercano questo, non ragionamenti o insegnamenti.

       Qui c’è il passo avanti che vedo in questa catechesi rispetto alle precedenti: serve la nostra santità, la testimonianza di una vita cristiana comporta un cammino di santità. Paolo VI insegna che lo zelo per l’evangelizzazione scaturisce dalla santità, scaturisce dal cuore che è pieno di Dio. (vedi EN 41)

       Vivere così il nostro rapporto con Dio, come cammino che punta alla perfezione di Dio, comprende anche la fede professata, cioè l’adesione convinta e manifesta a Dio Padre e Figlio e Spirito Santo. Una fede che ci trasforma, che trasforma le nostre relazioni, i criteri e i valori che determinano le nostre scelte.

       Per vigilare di essere in questo cammino di santità, ognuno di noi è chiamato a rispondere a tre domande fondamentali, così formulate da Paolo VI:

 “Credi a quello che annunci? Vivi quello che credi? Annunci quello che vivi?” (EN 76).

       Non ci possiamo accontentare di risposte facili, preconfezionate. Siamo chiamati ad accettare il rischio anche destabilizzante della ricerca, confidando pienamente nell’azione dello Spirito Santo. 

       Alimentata dalla preghiera e soprattutto dall’amore per l’Eucaristia, l’evangelizzazione a sua volta fa crescere in santità la gente che la compie (cfr EN, 76). Al contempo, senza la santità la parola dell’evangelizzatore

«difficilmente si aprirà la strada nel cuore dell’uomo del nostro tempo», ma «rischia di essere vana e infeconda» (EN 76.).

       Mentre diciamo di sì alla chiamata di Gesù a portare il Vangelo a tutti gli uomini, è necessario essere consapevoli che destinatari dell’evangelizzazione non sono soltanto gli altri, ma anche noi stessi, credenti in Cristo e membra attive del Popolo di Dio.  Per dare questa testimonianza, anche la Chiesa in quanto tale deve cominciare con l’evangelizzare sé stessa.

       L’inizio della predicazione di Gesù ha questo invito: convertitevi e credete al Vangelo (Mc 1,15). Non possiamo pensare che l’invito al cambiamento sia solo per gli altri. Il pensiero del vangelo, il modo di vedere la vita che ha Dio, che Gesù vive e ci testimonia, si fa strada in noi in modo proporzionale al nostro affidamento a lui.

       Siamo chiamati a vigilare sul nostro cammino verso Gesù.

       La Chiesa, noi siamo il Popolo di Dio immerso nel mondo, e spesso tentati, abbiamo sempre bisogno di prendere il Vangelo, pregare e sentire la forza dello Spirito che va cambiando il cuore (EN, 15).

       Una Chiesa che si evangelizza per evangelizzare è una Chiesa che, guidata dallo Spirito Santo, è chiamata a percorrere un cammino esigente, un cammino di conversione, di rinnovamento.

       Essere testimoni, più che maestri, significa entrare in dialogo, non parlare prima di tutto noi, non fare una lezione, offrire il racconto della nostra esperienza e amicizia con Dio, a chi nota in noi che c’è qualcosa che ci “anima”, ci da vitalità, bellezza.

       Per essere capaci dialogare con gli altri serve avere un pensiero. Nel dare un insegnamento, nel fare una lezione, possiamo riferire ciò che abbiamo appreso.

       Per dialogare, che significa anche accogliere obiezioni, accogliere esperienze negative, valorizzare la ricerca dell’altro e ciò che ha già scoperto, serve che siamo convinti delle nostre idee.

       Nel Vangelo c’è il pensiero di Cristo (cfr. 1Cor. 2,16), possiamo comunicarlo, in un dialogo solo se ci ha convinto, se lo abbiamo messo alla prova con la vita e abbiamo visto la sua efficacia, la sua potenza. Per questo noi, la Chiesa intera ha bisogno di ascoltare di continuo ciò che deve credere e farlo proprio.

       Papa Francesco conclude la catechesi così: Vi rinnovo l’invito a leggere e rileggere l’Evangelii nuntiandi.

       Vi giro la proposta, per l’estate sarebbe molto proficuo per la nostra comunità se ciascuno di noi approfondisse questo testo.

       Oggi 9 giugno 2023, concludiamo l’adorazione comunitaria del Venerdì, riprenderemo dopo l’estate. Vi ricordo, che l’adorazione, il mettersi alla presenza di Gesù, presente nel Sacramento del Suo Corpo, si può fare sempre, dovunque c’è un tabernacolo con la luce accesa, la luce accesa è un invito a fermarsi un po’ per parlare con lui, per confidarsi con lui e ascoltarlo.

       Buon incontro con Gesù, un abbraccio don Alberto.

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