Prese a mandarli

Insegnamento 2025/17 del 26 ottobre 2025 “Prese a mandarli” Mc 6,7

Cari amici,

per ascoltare meglio un racconto, a volte è utile immedesimarsi nei personaggi.  Per questo brano che avete ascoltato di Mc 6,7 vi invito ad immaginare lo stato d’animo dei discepoli quando Gesù li chiama e inizia a mandarli a predicare, certo in coppia, a due a due, però senza di lui. Ciò che avevano visto fare a lui ora dovevano farlo da soli.

Quando pensiamo alla fede spesso in mente abbiamo l’idea di fidarci di Dio, di confidare in lui, di affidare a lui la nostra vita. Qui in Mc 6,7 c’è un’altra prospettiva. Qui è Dio che si fida degli uomini.

Mi viene da pensare a una delle prime esperienze di sentirsi oggetto di fiducia da parte di qualcuno. Ero piccolo usavo ancora la bicicletta con le rotelle di sostegno laterali, un giorno mio padre mi dice che mi vuole insegnare ad andare in bicicletta senza rotelle. Salgo in sella e lui dice “non ti preoccupare, ti reggo io”. Comincio a pedalare e faccio un tratto di strada dritta, poi per ornare indietro faccio una curva a centottanta gradi e vedo mio padre fermo nel punto da cui ero partito. Ricordo il misto di paura ed emozione esaltante di accorgermi che viaggiavo da solo senza rotelle, e di vedere mio padre lontano che già sapeva all’inizio che io potevo farcela da solo.

Anni dopo ho vissuto la cosa dall’altra parte, facevo l’insegnante di vela in alcuni corsi per ragazzi. Per insegnare a un ragazzo a stare al timone, mi sedevo vicino così da dirgli cosa doveva fare e per poter intervenire e rimediare quando faceva degli errori. Nel momento in cui capivamo che poteva farcela da solo, con una scusa mi alzavamo e mi allontanavamo mettendomi a sistemare qualcosa. Quando mi voltato vedevo la sua faccia seria attenta, che aveva acquisito un tratto di fierezza, gli si leggeva in volto che si sentiva importante, investito di un compito decisivo per tutti.

Facendo il prete, non sempre hai questa sensazione, forse fa parte della vita, gli altri ti parlano soprattutto delle difficoltà, delle cose necessarie da fare, così manifestazioni di fiducia non sono frequenti. Nel confronto con gli altri preti spesso se racconti qualcosa di te, del tuo lavoro l’altro inizia subito a parlare del suo, cercando confronto e sostegno di cui abbiamo tutti bisogno.

Certo se ti fermi a pensare lo deduci che le persone che ti vengono a cercare, che ti affidano problemi, che cercano confronto lo fanno perché hanno fiducia, ma percepire questa fiducia, sentirla è qualcosa che fa bene che dà forza e coraggio.

Così penso importante pensare a quel momento in cui i primi discepoli si sono sentiti rivolgere da Gesù questo invito: andate. Ripensare l’emozione di sentirsi stimati, valutati in grado di svolgere questa missione: parlare di Dio. Ripenso nella mia vita a quando ho percepito questa fiducia da parte di Gesù, di Dio. Vorrei che anche voi lo viveste, non importa cosa pensate di voi stessi, se da parte degli altri vi sentite apprezzati e stimati, non sappiamo neanche cosa Dio vorrà affidarci così non imposta la nostra valutazione, ma Gesù ci da un compito che è di parlare di lui, questo c’è nel vangelo, così sentire che lui si fida di noi è importante, il mandato missionario parte da questo, Gesù ti guarda, ti sceglie e dice proprio a te che vuole mandarti a parlare di lui. Bello no? 

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