Gli uccelli le mangiarono

Insegnamento 2024/28 del 24 novembre 2024 “Gli uccelli la mangiarono” (Mt 13,3-4 e Mt 13,19)

Cari amici,

Gesù propone l’ascolto con l’esempio dell’arrivo di un seme nella terra, il primo esempio è di un seme che cade lungo la strada. Immagino fosse un’esperienza comune per chi andava a seminare di accorgersi che qualche seme cadeva lungo la strada e l’effetto era che subito gli uccelli lo mangiavano. Non so chi di voi ha esperienza di semina, ma basta sedersi in un tavolino di un bar all’aperto per fare colazione, che subito arrivano i piccioni o i passeri, sapendo che qualcosa cadrà per terra e sono pronti a prenderlo. Ci chiediamo cosa questa immagine, usata da Gesù, possa dirci sull’ascolto del Vangelo.

L’idea che ho avuto per tanto tempo era quella dell’importanza di ricordare ciò che abbiamo ascoltato del Vangelo, penso ad alcune prediche che ho sentito tempo fa, dove il sacerdote diceva che in quasi tutte le case italiane c’è una Bibbia, ma che pochi la leggono. Penso di alcune proposte che ho sentito, di portare a casa il foglietto con le letture della domenica e rileggere il Vangelo e meditarlo. Questi suggerimenti di approfondire la conoscenza del Vangelo sono buoni, ma non mi bastano; certo aiutano per una crescita culturale e di conoscenza dei testi, ma non li vedo efficaci per l’evangelizzazione e per una conversione personale, 

Questa idea che avevo era soprattutto del Vangelo come libro, qualcosa che ci viene dato, lo abbiamo lì e dobbiamo approfondirlo, dedicargli tempo nello studio, nella lettura, nella meditazione. Questa è una cosa buona, come parrocchia faremo apposta in questo fine settimana un corso sulla parola di Dio, è importante.

Però all’epoca di Gesù il Vangelo ancora non c’era come libro scritto, e anche l’antico testamento come testo scritto era conservato nella sinagoga, i credenti la parola di Dio l’ascoltavano, nelle liturgie, sia familiari che comunitarie. La fede era soprattutto raccontata con la testimonianza. 

Nel parlare di nuova evangelizzazione, sempre sottolineiamo l’importanza della testimonianza e della condivisione della nostra esperienza di Gesù, in questo modo la parola di Dio passa attraverso la parola del fratello che ci racconta la sua esperienza di Dio. 

Mentre il testo del Vangelo lo abbiamo a portata di mano sempre, non sempre abbiamo la testimonianza e la condivisione del fratello. Credo che sia qui dove possono venire gli uccelli e mangiare il seme, cioè toglierlo distruggerlo, e lasciare noi senza.

Come Cellule siamo invitati a curare molto bene la condivisione, per prima cosa nel diventare bravi ad offrirla agli altri, ma credo che sia anche indispensabile valorizzare la condivisione che riceviamo, è quella la parola di Dio viva, che agisce nella vita di un credente, che viene seminata in noi. Lo studio e la meditazione della Bibbia ci aiuteranno a riconoscere la genuinità di ciò che ci viene detto, ma è la gioia vitale che l’altro ci comunica nel parlare della sua fede l’essenziale, l’evangelizzazione e la conversione nascono dal dare importanza alla parola del fratello che ci testimonia la sua esperienza di Gesù. Rischiamo di stimare poco questa parola, in una società dove si corre tanto, ci si concentra sul fare, sulla cultura, si cerca soprattutto di affermare le proprie idee. 

Vi invito fratello ad andare con attenzione, in mezzo alle mille parole che sentiamo, ad accogliere e valorizzare il momento in cui l’altra persona ci parla di Dio, della sua esperienza di Dio, è un lavoro importante. Dico “lavoro”, per sottolineare l’importanza dell’attenzione che dobbiamo avere; e più ancora della necessità di sviluppare una capacità per cogliere, riconoscere e custodire in noi questo dono della testimonianza e della condivisione dell’altro. Questa attenzione sono convinto sia necessaria per rendere il nostro servizio all’evangelizzazione più pura ed efficace.

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